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Testi del Vedanta, dello Yoga e della tradizione Hindu.

Dal 2001 Visionaire.org è scritto, illustrato, pubblicato da Beatrice Polidori (Udai Nath)

Testi del Vedanta

Bhagavad Gita

Il Signore creò  il mondo, e volle proteggere la sua esistenza. In primo luogo fece i progenitori, guida delle genti (prajaa - Pati), a partire da Marichi, e  impartì loro la legge  (Dharma), caratterizzata dai precetti operativi  (pravRitti) descritti nei Veda. Poi creò Sanaka, Sanandana e altri, e impartì loro la legge della rinuncia all'azione (NIVRitti), dalla conoscenza e dal  distacco. Duplice è la Legge descritta nei Veda - una di azione e l'altra di rinuncia all'azione – con cui è retto il mondo. Questa duplice legge deve essere osservata da parte dei membri di tutte le classi, a cominciare dai Brahmana, per tutta la durata delle stagioni della vita, in quanto porta direttamente a ottenere la prosperità e la liberazione, il Sommo Bene.

Nel corso del tempo, a causa dell'egoismo di coloro che dovevano difendere legge, e la conseguente diminuzione della conoscenza discriminativa, l'ingiustizia divenne più potente e prevalse sulla legge. Volendo mantenere la stabilità del mondo, il Creatore primordiale, che tutto pervade, il Signore (Vishnu), chiamato Narayana, si incarnò e nacque da Devaki e da Vasudeva, come Krishna, al fine di ristabilire la legge divina dei Veda.  Solo se la Legge vedica è preservata, il suo spirito proteggerà la vita delle diverse classi di persone.

Ashtavakra Samhita

Tu non appartieni ai bramini, ai guerrieri né ad altra casta, tu non sei in alcuno stadio di vita, non sei nulla di ciò che i tuoi occhi possono vedere. Sei privo di attaccamento e di forma, il testimone di tutto - [dunque] sii beato, ora. Giusto e ingiusto, piacere e dolore appartengono soltanto alla mente e non ti riguardano. Tu non sei l'agente o il fruitore delle conseguenze [dell'agire]; tu sei sempre libero.

Tu sei l'unico testimone di tutto, completamente libero. La causa della sofferenza è nel ritenere il testimone qualcosa di diverso da questo. Finché sei stato ingannato dal nero serpente dell'opinione di te stesso, hai creduto stoltamente: "io sono colui che agisce"; ora dissetati col nettare dell'evidenza: "io non sono colui che agisce" e da subito sii felice. Brucia la foresta dell'illusione con il fuoco della conoscenza.

Mandukya Karika di Gaudapada

Mi inchino al Brahman che pervade l'universo con l'effusione della conoscenza, che pervade ciò che è mobile e ciò che è immobile, Colui che osserva tutto quello che può essere conosciuto nel mondo grossolano [durante lo stato di veglia], Quello per cui si sperimenta tutto ciò che nasce dal desiderio ed è illuminato dall'intelletto [durante lo stato di sogno], e che riposa nella Sua beatitudine e fa che tutti noi vediamo attraverso la Sua Maya, quello che, nei termini di Maya, è il Quarto [Turiya] e il supremo, immortale e non nato.

Turiya, il Sé dell'universo - che osserva i frutti della virtù e del vizio nel mondo grossolano, che conosce gli oggetti sottili creati dalla Sua intelligenza e illuminati dalla Sua luce e che riassorbe tutto questo gradualmente in Sé, e che abbandonata ogni differenziazione diviene privo di attributi – che possa Egli accordarci la Sua protezione.

श्रुति Śrūti

Ishavasya Upanishad

Il volto della Verità è nascosto da una maschera d’oro; rimuovilo, oh Conoscitore, perché trionfi la verità, perché sia veduto. O Conoscitore, o Veggente, o Ordinatore, Sole Illuminante, o Padre delle creature, apri i tuoi raggi divini, trattieni il tuo ardore, affinché io possa conoscere il tuo volto benedetto. L'essere luminoso che abita in te, quello io sono.

Brhadaranyaka Upanishad

Om! L'aurora è il capo del cavallo sacrificale; il sole è il suo occhio, il vento il suo respiro, il fuoco onnipresente la sua bocca, l'anno il suo corpo. Il cielo è il dorso del cavallo sacrificale; l'atmosfera è la sua pancia, la terra il suo inguine; i punti cardinali sono i suoi fianchi, i punti intermedi le sue coste, le stagioni le sue membra, i mesi e le quindicine le sue giunture, i giorni e le notti le sue gambe, le costellazioni le sue ossa, le nubi le sue carni. La sabbia è il cibo che egli digerisce; i fiumi i suoi intestini, i monti il suo fegato e i suoi polmoni, le erbe e le piante la sua criniera; il sole che si leva è il davanti del suo corpo, dietro il sole che tramonta. Il lampo è il suo ringhio, il tuono lo scuotimento del suo corpo, la pioggia la sua orina, la voce della parola il suo nitrito.
Il giorno, che posa sull'oceano orientale, fu la coppa posta dinanzi al cavallo. La notte, che si trova sull'oceano occidentale, fu la coppa posta dietro al cavallo. Egli fu il Destriero che portò gli Dei, lo Stallone che portò i Gandharva, il Corsiero che portò i Demoni, e infine portò gli Uomini, come fa il Cavallo. Egli è di casa nell'oceano, dove si trova la sua stalla.

Mandukya Upanishad

 

Tutto è contenuto nella sillaba Om.

Il passato, il presente e il futuro non sono altro che la sillaba Om.

Quello che trascende la triade temporale, a sua volta, è l’Om.

Tutto è Brahman.

Il sé è Brahman.

Ecco il Signore supremo, l’onnisciente, il regolatore interno;

esso è il principio, l’origine e la fine di tutti gli esseri.

 

Sri Adi Shankara

Shankaracharya

Vivekacudamani

“Il gran gioiello della discriminazione”  
Istruzione sul discernimento spirituale

1. Rendo onore al sadguru Govinda la cui natura è suprema beatitudine, il quale si rivela mediante l’insegnamento vedantico che è di là dal linguaggio e dalla percezione mentale.
2. Per tutte le creature viventi non è agevole avere una nascita umana, in particolare ottenere un temperamento maschile, più difficile è perseguire il sentiero della devozione vedica, più difficile ancora è acquisire la perfetta conoscenza delle Sacre scritture. Altresì è raro discriminare tra il Sé e il non-Sé e realizzare l’identità del Sé con Brahman. Questo tipo di liberazione perfetta è il risultato di meriti accumulato nel corso di innumerevoli nascite.

Soundarya Lahari, L'Onda della Bellezza

"L'Assoluto è senza forma, ma l'energia è femminile. Quando l'energia prende forma, è chiamata Madre. Madre è la potenza in movimento, che solleva in onde le acque calme dell'Assoluto." Swami Vivekananda

"Non c'è Shiva senza Shakti o Shakti senza Shiva. I due, per loro stessa natura, sono uno. Ciascuno di essi è coscienza e beatitudine." Arthur Avalon

"Shakti è l'energia primordiale latente,  indifferenziata e auto-cosciente, che tutto pervade, che si manifesta per creare l'universo dopo il diluvio o la grande dissoluzione (Mahapralaya). Questa Shakti non è diversa dalla coscienza (Cit), il loro rapporto è di inseparabile unità (Avinabhava Sambandha) come tra il fuoco e il calore, un soggetto e le sue caratteristiche, la parola e significato ecc. In altre parole, uno non esiste senza l'altra." 

Advaita Sadhana

Antologia degli insegnamenti di
Sri Chandrasekharendra Saraswati Swamigal.
Commento del Vivekacudamani di Shankara. [PDF]

Con grande compassione il nostro Acharya Shankara Bhagavatpada ha tracciato il Saadhanaa-kramaM (il metodo della Sadhana) per raggiungere lo scopo dell’Advaita. Tutto ciò che ha fatto è in accordo con la Sruti (i Veda). Il corpo dei Veda ha una testa, le Upanisad. Esse sono chiamate ‘shruti-shira’, che significa ‘la testa della Sruti’. L’alto edificio della Sadhana costruito per noi dall’Acharya è fondato sulle Upanisad.
Egli ha tracciato un programma chiamato ‘Saadhana-chatushhTayaM’ (la Sadhana in quattro fasi). Nel suo monumentale commento al Brahma Sutra fin dall’inizio dice: 'nitya-anitya-vastu-vivekaH' si deve discriminare tra ciò che è reale e cioè che non è reale e nomina la quattro fasi del cammino.
Come il Sutra-Bashya è il culmine dei commenti scritturali, il Viveva-Chudamani è la massima espressione delle opere dette prakarana. In questo testo è data una perfetta definizione delle quattro fasi del Saadhana-chatushhTayaM.

La filosofia di Shankara

La filosofia di Shankara

Questo articolo esamina l'Advaita Vedanta classico di Shankaracharya e alcune questioni basilari di epistemologia e soteriologia. La presentazione rimarrà fedele a ciò che Shankara ha effettivamente detto ed eviterà interpretazioni speculative del suo pensiero, come ad esempio le forme dell'Advaita Vedanta che possono significativamente essere adattate in modo da soddisfare le esigenze degli occidentali moderni. Per la maggior parte ci si riferisce ai commenti di Shankara sul Brahma Sutra e Brhadaranyaka Upanishad, forse i suoi lavori più importanti, con alcuni riferimenti anche ai suoi altri scritti. 

Ascolto, riflessione e meditazione nella pratica dell'Advaita Vedanta

L'analisi mentale dell'Upadesha (insegnamento) attraverso la riflessione costante è l'esercizio detto Manana. Successivamente, quando non esiste più necessità e scopo per ulteriore analisi e discussione, si procede con NidhidhyAsana, che è lo stato in cui la mente è concentrata esclusivamente nell'identificazione con l'atman- tattva, su cui si è giunti a una perfetta chiarezza, e la mente non è scossa da alcun movimento.

La Mente e la funzione dei Mahavakya.

La mente, che è chiamata 'organo interno' (antaHkaraNam), è indicata con quattro nomi in base alle rispettive funzioni: manas, buddhi, chittam e ahamkAra. La funzione del pensiero è conosciuta come manas, che designa l'attività della mente ordinaria, come comportamento, esperienza di piacere, repulsione, reazione e relazione. Quando viene presa una decisione, appellandosi al senso etico, alla verità, al discernimento, è detta buddhi o intelletto. La funzione di memorizzare le esperienze e le informazioni, e di compiere operazioni formali, è chiamata chittam. Il senso dell'io è ahamkAra. 

Devi Mahatmya

 

Durante il Navaratri, in India è tradizione leggere il Devi Mahatmya, suddiviso per i nove giorni (notti) dedicati alla Madre divina. La lettura di questo testo è una pratica devozionale riconosciuta e ricca di insight significativi. Il testo è stato tradotto e curato dai miei studenti durante il Solstizio d'estate 2020, anno apocalittico e insieme straordinario, e quindi da me revisionato commentato durante il Navaratri, per condividere la lettura del testo, a protezione e conforto dei devoti della Madre e di tutti. Lo dedichiamo al Navaratri d'autunno per tutti coloro che cercheranno rifugio nella Sapienza in tempi di angoscia. Adesh Adesh. Jay Ma!

 

Introduzione:

I. ORIGINE E TRADIZIONE DEL CULTO DELLA MADRE DIVINA IN INDIA.

II. IL DEVI MAHATMYA.

Giorno 1: Capitolo I (Madhu kaitabha samhaaram)

Giorno 2: Capitoli II, III, IV (Mahishhasura samhaara)

Giorno 3: Capitoli V, VI (Dhuumralochana vadha)

Giorno 4: Capitolo VII (Chanda Munda vadha)

Giorno 5: Capitolo VIII (Rakta biija samhaara)

Giorno 6: Capitoli IX, X (Shumbha Nishumbha vadha)

Giorno 7: Capitolo XI (Lode di Narayani)

Giorno 8: Capitolo XII (Phalastuti)

Giorno 9: Capitolo XIII (Benedizione di Suratha e Samadhi)


Testo e commento del Devi Mahatmya in PDF

1. Ora, dunque, si espone la dottrina della devozione.
2. La devozione è l’amore perfetto per Dio.
3. Il perfetto amore per il Signore, chiamato devozione suprema, è immortalità.
4. Con la devozione suprema, il devoto raggiunge la perfezione e l’immortalità, o la piena realizzazione di Sé.
5. Avendo raggiunto tale devozione smette ogni preoccupazione, mai più si rattrista, non odia, non si diletta di nulla e non si illude con piacere o godimento.
6. Avendo conosciuto la devozione, se ne diventa intossicati, ci si fa silenziosi, e infine assorti nel Sé.
7. Poiché la devozione è conforme alla rinuncia, non c’è alcun elemento di desiderio nell’amore divino.
8. La rinuncia, infatti, è nell’abbandono totale di tutti i piaceri laici e le attività religiose.
9. La devozione è rivolgere il cuore pienamente al Signore, e provare completa indifferenza per tutti gli altri oggetti, contrari ad essa. Questa è la natura della rinuncia. (Nirodha).
10. La rinuncia a tutti i supporti è la devozione del cuore.
11. Eseguire tutte le opere laiche e religiose che sono accordate da Dio e provare totale indifferenza per tutte le azioni che sono ostili a lui è indifferenza.
12. Dopo aver così deciso di condurre vita devota, con tutto il cuore, si trovi protezione negli insegnamenti scritturali.
13. Diversamente, c’è il rischio di una caduta (dal percorso spirituale).
14. I doveri mondani e sociali si devono eseguire fino a quando la coscienza del mondo esterno persiste, ma le attività di sostentamento come mangiare, ecc, continuino fino a quando il corpo è in vita.
15. Si descrivono ora le caratteristiche della devozione (Bhakti) e le opinioni diverse in merito.
16. “E’ il culto del Signore, fondato su profondo amore e saldo attaccamento”, così dichiara il figlio di Parasara, Sri Veda Vyasa.
17. “Un grande interesse nell’ascolto delle storie e delle glorie del Signore è bhakti “, secondo Maharshi Garga.
18. “La devozione per Dio, che non si oppone al riconoscimento del Sé interiore è vera devozione “, secondo Shandilya.
19. Secondo Devarshi Narada “ E l’offerta di tutte le azioni presso l’altare del Signore, e nei i momenti di oblio del Signore, è dolore straziante; questo è supremo amore divino (bhakti)”.
20. Fai che sia esattamente come descritto sopra.
21. Sia come l’amore delle Gopi di Vraja.
22. In questa condizione di amore perfetto, non c’è pericolo di dimenticare la gloria del Signore.
23. L’amore senza la conoscenza della Sua vera Natura Suprema (è) come l’amore illecito degli amanti clandestini.
24. Nell’amore profano non si condivide la felicità dell’altro.
25. La devozione suprema (bhakti) è una tecnica superiore all’azione (karma), alla conoscenza (gyana), e alla meditazione (yoga).
26. Perché essa è quale il risultato di tutti gli yoga.
27. Anche a causa della avversione di Dio per l’egoismo e dell’amore per la mitezza (la devozione è superiore).
28. “Per il perfetto amore, la conoscenza sola è il mezzo”, così dicono alcuni Acharya.
29. “Sono interdipendenti”, dichiarano gli altri.
30. “Bhakti è frutto di se stessa” dicono i figli di Brahma il creatore.
31. Ciò è dimostrato negli esempi del luogo e del cibo ecc
32. A causa della sola conoscenza, cioè, non si ottengono né il favore del re, né il cibo per sfamarsi.
33. Pertanto, solo il supremo amore per Dio deve essere ricercato dagli aspiranti alla liberazione.
34. Gli antichi maestri si esprimono in modo diverso sui mezzi di sviluppo di tale devozione nel cuore umano.
35. In realtà si realizza la Bhakti attraverso la rinuncia agli oggetti dei sensi e alle relazioni esterne.
36. Attraverso la sfida continua ai propri limiti e il servizio d’amore al Signore.
37. Ascoltando e cantando le glorie del Signore, anche quando impegnati nelle attività del mondo.
38. Principalmente la devozione purissima si ottiene per la grazia di grandi anime realizzate, o con l’aiuto della grazia divina.
39. Venire in contatto con una grande anima è molto difficile. E’ impossibile conoscerne una pienamente. Eppure, è infallibile il suo effetto.
40. Tuttavia, per grazia di Dio le anime grandi sono state concesse.
41. Perché tra Dio e i Suoi puri devoti non c’è alcuna differenza.
42. Solo questo è da fare: ottenere al piena realizzazione.
43. La società e i suoi mali sono da abbandonare a tutti i costi.
44. Perché sono causa di lussuria, rabbia, delusione, perdita di memoria, perdita di discriminazione e, in definitiva, della nostra rovina.
45. Anche se inizialmente appaiono come un’ increspatura, questi fenomeni (ira, lussuria, ecc,) prodotti dalla società, possono diventare un oceano.
46. Chi attraversa maya (illusione)? Come si supera realmente maya? Colui che si arrende e offre tutti gli attaccamenti e gli oggetti dei sensi, Colui che serve i grandi devoti e Colui che rinuncia a ogni senso di possesso e di se stesso.
47. Chi si ritira in un luogo solitario in silenzio, colui che spezza il suo legame con il mondo dalle radici, (colui che) va oltre le influenze dei “guna”, colui che rinuncia a tutte le sue aspirazioni per i beni materiali e il sostentamento.
48. Colui che cede i frutti delle azioni, che rinuncia a ogni azione egoistica, e quindi si libera dal gioco delle coppie di opposti.
49. Colui che rinuncia anche ai Veda e intraprende un puro flusso ininterrotto di devozione.
50. Costui attraverserà e aiuterà gli altri ad attraversare.
51. La natura della devozione è indescrivibile, indefinibile.
52. Come un muto non può descrivere un sapore, non possiamo dirne nulla.
53. Non di meno, l’essenza della pura devozione è rivelata a coloro, i pochissimi, che sono adatti a riceverla.
54. Questo amore puro è senza attributi, senza desideri, sempre crescente, ininterrotto, sottilissimo, pura esperienza immediata .
55. Dopo aver conosciuto l’amore supremo, il devoto vede solo quello, sente solo quello, parla di quello, e pensa solo a quello.
56. La devozione secondaria è di tre tipi, secondo le differenti disposizioni mentale (dei devoti) o in base alle motivazioni, come la sofferenza ecc.
57. Digradando in questo senso, i primi sono i generi più nobili.
58. Di tutti i sentieri (yoga), la devozione è quello che più facilmente raggiunge il successo.
59. Perché l’amore non dipende da nessun altra autorità essendo esso il fondamento di ogni prova e di ogni autorità.
60. L’amore è il fondamento della pace ed è l’essenza della suprema beatitudine.
61. Nessuna preoccupazione o ansia sia suscitata dalle perdite materiali, se il devoto avrà offerto a Dio tutte le sue opere, i suoi doveri e il suo io.
62. Fino al raggiungimento del pieno ardore d’amore ultraterreno, non si abbandonino le attività mondane. Ma diligentemente si persegua l’amore, imparando a rinunciare all’ansia di godere del frutto delle nostre attività.
63. Il ricercatore non ascolti le descrizioni di donne e ricchezza, né discorsi atei e ostili.
64. Orgoglio vanità, e come le altre pulsioni negative della mente siano abbandonate.
65. Dopo aver dedicato tutte le opere a Dio, si dovrebbe rivolgere anche ogni pensiero, desiderio, così come rabbia, orgoglio, ecc, verso Dio solo.
66. Si superino i tre tipi di esperienze, procedendo nell’amore, nel costante
servizio, come un servo devoto o l’amante con l’amato, e facendone la propria unica attività.
67. Tra i devoti, quelli il cui unico obiettivo è il Signore e la cui devozione è rivolta solo verso il Signore, sono i migliori.
68. Quando questi devoti purissimi, con la gola strozzata dall’emozione, i brividi lungo il corpo e le lacrime sul volto, dialogano tra loro con parole rotte, purificano la loro famiglia e i loro discepoli, e purificano la Terra.
69. Sono loro che santificano i luoghi sacri di pellegrinaggio, rendono le opere pie, e fondano l’autorità delle Scritture.
70. Poiché Essi vivono assorti in Dio.
71. Gli antenati dei puri devoti gioiscono della loro realizzazione, gli esseri divini li celebrano in cielo e la terra diventa luogo di salvezza spirituale.
72. Tra questi (santi perfetti) non ci sono distinzioni basate su casta, cultura, bellezza, famiglia, ricchezza o professione.
73. Poiché essi appartengono a Dio.
74. Dispute vane e discussioni non dovrebbero essere mai intraprese.
75. Le dispute sono da evitare perché tendono a protrarsi all’infinito, e diventano inconcludenti.
76. Si meditino le letture devozionali e si seguano le loro istruzioni con diligenza.
77. In attesa del tempo in cui si potranno abbandonare piacere, dolore, desiderio, profitto ecc non si sprechi il proprio tempo.
78. Virtù, come non violenza, veridicità, purezza, compassione, fede nel Signore, ecc, devono essere costantemente coltivate.
79. Sempre, in quiete e in ogni turbamento mentale, solo il Signore è da invocare e ricercare, con tutto il potenziale della nostra personalità.
80. Quando viene chiamato, Egli si palesa al devoto e gli fa realizzare la propria natura assoluta e divina.
81. Delle tre vie, la devozione è la più grande; infatti, la devozione è il dono più grande.
82. L’amore per la gloria delle Sue qualità, l’amore per la Sua forma divina, l’amore per l’adorazione, l’amore per il Suo ricordo, l’amore per il Suo servizio, l’amore per la Sua l’amicizia, amore per il Signore come per un proprio figlio, amore come quello per l’amato, amore con totale offerta di sé ai Suoi piedi, l’amore come assorbimento completo in Lui, l’amore avvertito nel dolore della separazione da Lui: così sebbene l’amore sia uno solo, si esprime in undici diverse modalità.
83. Così dichiarano i saggi, senza paura dei giudizi di alcuno, questa è la loro unanime opinione, di coloro che sono padroni del percorso di devozione, come Sanatkumara Vyasa, Suka, Shandilya, Garga, Vishnu, Kaundinya, Sesha, Uddhava, Aruni, Bali, Hanuman, e Vibhishana.
84. Chi crede e ha fede in questa esposizione della Bhakti, tramandata da Narada, conquista l’amore di Dio e raggiunge il suo obiettivo, sì, raggiunge il suo amato obiettivo.

La Tradizione degli Yogi

GORAKHNATH E LA TRADIZIONE NATH

 

Adya (il principio maschile primordiale) e Adyā (il principio femminile primordiale) erano i due antichi dei che diedero inizio alla creazione. Successivamente nacquero quattro Siddha, dopo di loro nacque una ragazza, il cui nome era Gaurī. Per ordine di Adya, Śiva la sposò e discese sulla Terra. I nomi di quei quattro Siddha erano Mīnnāth (Matsyendranath), Gorakṣnath, Hāḍiphā (Jalendharnath) e Kānphā. Dal momento in cui furono creati, restarono assorti dalla pratica dello yoga e si sostenevano solo di aria. Goraksh Nath era al servizio di Mīn-nāth e Kanphanath era di Hāḍipā. 

dal Navanath Katha

Goraksha Sataka

La Centuria dei Versi di Gorakhnath

Om! Incomincia la centuria di Goraksha sull'Hata Yoga!
1. Mi inchino al venerabile Guru Matsyendranath, supremo bene, incarnazione della gioia; la cui semplice prossimità trasforma il corpo in pura coscienza e beatitudine.
2. Colui che, in virtù della paatica dell'adhdrbandha e delle altre tecniche posturali, illuminato dalla luce della coscienza, è lodato come Yogi e quale essenza e misura del tempo, degli yuga e dei kalpa, Colui in cui il Signore, oceano di conoscenza e beatitudine, ha preso forma, Colui che è superiore a tutti gli attributi qualitativi, manifesti e immanifesti, questi, Sri Minanath, io saluto devotamente
3. Avendo salutato con devozione il proprio Guru, Gorakhnath descrive la suprema conoscenza, ricercata dagli yogi, che conduce al Bene supremo.
4. Per il bene degli Yogi, Goraksa espone la Centuria di versi la cui conoscenza è il percorso sicuro verso lo stato supremo.
5. Questa è la scala che porta alla liberazione, per cui la mente è distolta dalle gioie dei sensi e si rivolge allo spirito, e con cui si sfugge la morte.

 

SIṢYĀ DARSAN

OṂ. Dall'eterno, l'Om emerge. Dall'Om, lo spazio [ākāś] emerge. Dallo spazio, l'aria emerge. Dall'aria, il fuoco emerge. Dal fuoco, l'acqua emerge. Dall'acqua, la terra emerge. La forma della terra è la bellezza della Dea. La forma dell'acqua è l'aspetto di Brahma. La forma del fuoco è la maya di Vishnu. La forma dell'aria è il corpo di Dio. La forma dello spazio è l'ombra del Suono [Nad] La forma del Suono emerge dall'eterno.

ABHAI MĀĀTRĀ JOG

OM. Il lignaggio dei Perfetti, la via della saggezza, la vera terra, la postura naturale e il respiro, la medicina filosofale del respiro yogico, la grotta dell'autocontrollo, l'astinenza come perizoma, il decoro come cintura di castità, l'unità trascendente come scialle di meditazione, l'unione, l'Uddhiana Bandh, il vero mudra, la virtù come abito, il perdono come cappello, l'ardore come supporto, l'introspezione come sacca delle elemosine, la pazienza come bastone, la discriminazione come spada, la pratica ascetica come ruota, il chakra radice come ciotola per l'acqua, la mente come acqua, l'elisir come cibo, la compassione, la meditazione del segreto, il discernimento come libro, la lingua come alchimia...

 

Adesh Adesh

Quando due Yogi Nath si incontrano, usano la parla आदेश (Ādeśa)per rivolgersi l'un l'altro il saluto. Nel dizionario Sanscrito o Hindi troveremo che la parola ādeś si traduce come ordine, legge, comando o istruzione, ma i Nath associano a essa un significato molto più ampio.

La parola ādeśa è composta di due parti: आदः (ādaḥ), e ईश (īśa), dunque ādaḥ + īśa = Ādeśa. आदः (ādaḥ) significa ricevere o essere legati a, mentre ईश (īśa) significa signore, padrone, ed è anche uno dei nomi di Shiva; inoltre esprime anche eccellenza, abilità, potere. I Nath ritengono che fu Shiva stesso il fondatore del loro ordine, con il nome di आदिनाथ (Ādi Nātha), "Il Primo Nath", "Il Maestro Primordiale", che è unanimemente accettato dagli Yogi come Adi Guru (Primo Guru) e la Divinità sovrana del Nath Sampradaya. E' detto anche Yogeshvara (il Signore dello Yoga) l'ideale ascetico stesso, signore di austerità e penitenza, Signore degli spiriti e delle anime. Nel senso più ampio, Adi Nath si può tradurre come "il Signore Primordiale", nel suo ruolo di Signore di tutto il creato.

GORAKSHA VACANA SAMGRAHA.

Le istruzioni di Gorakhnath. 

1. Alcune persone desiderano la non dualità, altri desiderano la dualità. Ma non troveranno la Realtà, che è sempre e ovunque la stessa, diversa dalla dualità e dalla non dualità.
2. Se il Dio (Shiva) a cui tutto va è immutabile, pieno, indiviso, allora oh! La maya, la grande illusione, le false nozioni di dualità e non dualità.
3. Si dice che il supremo Brahman sia libero dall'esistenza e dalla non esistenza, libero da distruzione e generazione, al di là di ogni concezione.
4. Coloro che conoscono la Realtà lo conoscono come infinito spazio, vera conoscenza e beatitudine, ignoto al ragionamento e all'esempio, al di là della mente, dell'intelletto e delle altre funzioni.
5. Shakti è inerente a Shiva, Shiva è inerente a Shakti. Si deve riconoscere che non c'è differenza tra essi, come tra la Luna e la sua luce.
6. Quindi Shiva senza Shakti non potrebbe fare nulla. Ma dacché è unito al suo potere (shakti), è causa di tutte le forme sensibili.
7. Dotato di infinita Shakti, Shiva perpetua il manifestarsi di tutte le forme, eppure rimane uno solo, senza secondo, nella sua propria forma.

Adi Nath, Matsyendra Nath e Goraksh Nath. L'origine della tradizione Nath.

Da tempo l'India è riconosciuta come un importante centro della vita spirituale, che ha esercitato grande influenza sullo sviluppo di tutta la civiltà umana. La storia del paese è stata sempre segnata dalle storie di diversi grandi santi, Siddha e MahaYogi, che appaiono di volta in volta a guidare l'umanità verso ideali più alti, grazie all'esempio delle loro vite illustri.

Alcuni aspetti degli insegnamenti dei Nath

La posizione metafisica dei Nath non è monista né dualista. E' trascendente nel più vero senso della parola. Essi parlano dell'Assoluto (Nath), al di là delle opposizioni implicite nei concetti di Saguna e Nirguna, o di Sakara e Nirakara. Perciò, per essi il fine supremo della vita è realizzare se stessi come Nath e restare eternamente radicati al di là del mondo delle relazioni. La via per conquistare tale realizzazione è detta essere lo yoga, su cui investono molta energia. Sostengono che la Perfezione non si posa raggiungere con altri mezzi, se non con il sostegno della disciplina dello yoga.

I Siddha e la Via del Rasa

Un Siddha è qualcuno che si dice abbia raggiunto poteri sovrumani (Siddhi) o un Jivanmukthi, un liberato in vita. Il termine potrebbe anche essere tradotto come il raggiungimento della perfezione o dell'immortalità. Tale Siddha dotato di un corpo divino (divyadeha) è Shiva stesso (Maheshvara Siddha). È il perfetto, che ha superato le barriere del tempo, dello spazio e dei limiti umani. Un Siddha nella sua forma idealizzata è liberato da tutti i desideri (anyābhilāṣitā-śūnyam), colui che ha raggiunto un'identità impeccabile con la Realtà suprema.

Gorakh Bani

 

Il Gorakh Bani è un poema sapienziale di epoca medievale attribuito a Gorakhnath, composto di 275 strofe, più una serie di composizioni aggiuntive, dette Pada.
E’ un testo dei più misteriosi e affascinanti. E’ il Sabad, la parola spontanea dell’illuminato, lontana dai canoni scolastici vedantini e dello yoga, invece enigmatica e fitta di allegorie ermetiche e di riferimenti alla vita del monaco errante, dello Yogi, del Siddha, e alla sadhana esoterica. Perciò è un testo complesso, anti-intuitivo, ironico, poi beatifico e estatico, a tratti oscuro, comunque veloce, ritmato e vivace.
E’ un poema scritto con l’intento di sfidare l’intelligenza e le aspettative del lettore, e perciò per destrutturare il linguaggio e la mentalità razionale, e con esso il pensiero di chi legge. Il suo scopo è spingere a tuffarsi nell’orizzonte – o nel logos – del siddha, che è l’outsider e il mago, l’enigma in persona, al di là del duale e del non duale: lo Yogi Gorakh è “il fanciullo che parla dal più alto dei cieli”.
Si tratta di un orizzonte di meditazione che è molto radicale rispetto a quelli in voga ai nostri giorni. Il testo offre molti punti letteralmente di appoggio, su cui sviluppare quel percorso di meditazione, come inteso originariamente, su cui lo yogi deve lavorare in autonomia. Si spalanca l’orizzonte della meditazione, in cui approfondire le singole stazioni.

A differenza del sapere religioso, ben noto e reiterato dalla tradizione tra i confini del "villaggio", il sapere che Gorakh incarna non può essere indicato tra le definizioni che sono postulate dai dotti, dalle usanze e dai sacerdoti. Egli è un sapere incarnato e vivente, sempre nuovo, imperituro e rinnovato dall’esperienza che nel tempo è maturata nella coscienza degli yogi che hanno intrapreso lo stesso cammino, che si illuminerà con l’immagine già misteriosamente addotta da Eraclito. “Un fanciullo che parla dall’alto dei cieli”.

La Parola (Sabad) che andiamo a esporre è esoterica, codice e chiave di accesso a un regno e un pensiero differenti. Nessuno può dire di possederla, poiché la sua espressione è il suo stesso occultamento e la sola chiave d’accesso è il risveglio che riesce a suscitare. Il Sabad deve procurare il risveglio della stessa condizione nell’interlocutore, risvegliare il Sabad. Non è un sistema normativo che si possa imporre, non è un’ideologia a cui si possa aderire, non è un argomento che si possa padroneggiare, non è una tesi che si possa confutare o un sistema da applicare alla lettera. Sabad è la libertà della Parola ispirata, dell’esperienza diretta, del cuore di chi parla, il riverbero del suono primordiale incausato. Sabad è il seme stesso che si getta nel terreno del cuore, dove Gorakh "ara il campo". Chi nasce da quel seme è "uno di noi".

 

Testo e commento del Gorakh Bani sono pubblicati su Satsang.it

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