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La morte e' iscritta come certezza ineludibile tra gli eventi naturali e biologici del destino, ma la Morte rappresentata sul cammino spirituale è un passaggio molto più profondo e del tutto differente da quello destinato al corpo. La potenza Materna illuminatrice evocata per sconfiggere le tenebre si palesa nell'interezza della sua natura divina. E' la distruttrice dei legami e delle forme che costringono il nostro cuore a legarsi al mondo, ma che il Tempo [Kala] e la Potenza divina [Mahakali/Shakti] intervengono a sciogliere. Ciò che per la percezione umana è "morte" per la coscienza divina è l'energia vivificatrice che conduce l'individuo, in quanto tale, a compiere la trasformazione e trasfigurazione decisiva in pienezza di Sé. Tale evento attraversa più volte, e con significati diversi, la nostra esperienza vivente, facendoci attraversare molte "morti" e altrettante rinascite, facendoci provare il freddo del distacco dagli affetti, il fuoco della distruzione, la desolazione, la speranza in cose future che potrebbero restituire un significato al trauma delle separazioni subite. La percezione in vita di tale passaggio, percezione a cui si riferisce il simbolo, è di un emiciclo discendente che si chiude, che smette di riprodursi e creare, per affrontare una traformazione radicale e decisiva. Il "morire a se stessi" o l'acconsentire alla dissoluzione naturale del dato transitorio e narrativo che chiamiamo "io", con profondo senso di rispetto e distacco per ciò che è stato e attesa per il mistero che sta per schiudersi. Oltre questo passaggio si apre l'Ascesa, il viaggio verso i Cieli, dove non si manifestano più le figure care alla nostra percezione individuale delle relazioni, ma la scena delle potenze ctonie e celesti, fino alla ricongiunzione con il Principio Unitario di tutto. Nell'oracolo è la necessitàche ogni cosa, qualsiasi processo, giunga ad una fine naturale, alla definizione di sè attraverso un passaggio distruttivo da cui sopravviverà soltanto l'essenziale, ciò che è davvero Vivente, quindi germinale di nuova vita. |
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"La vacca è vostra madre. Voi bevete il suo latte e perciò essa diventa vostra madre", dice Krishna nel Bhagavatham. La visione della Fortuna rimanda tradizionalemnte ai legami di causa ed effetto che diventano legami di filiazione e di apparentamento con il mondo naturale e soprannaturale da cui traiamo nutrimento e benessere e a cui siamo legati da un rapporto di dipendenza e reciprocità, non necessariamente simmetrico. Il legame simbolico ed ecologico con la natura-madre, rappresentata dalla sacralità della vacca, è la chiave per conquistare la fortuna e il benessere che desideriamo. L'abbondanza è la visione che caratterizza lo sguardo del mistico che medita la generosità di Dio, la Sua benevolenza. La protezione incondizionata, una sorta di assicurazione permanente e onnicomprensiva, è destinata a colui che ricerca con devozione e umiltà di conoscere il Vero e il Divino in questa vita, garantisce Krishna ad Arjuna. L'azione dell'uomo deve perciò seguire la fortuna, il ciclo degli eventi e delle stagioni della vita, osservando il suo compito nella rete dei legami tra i viventi e tra i viventi e il Divino; non nuocere, non ferire, non uccidere. Destinare i frutti delle proprie azioni al Supremo, senza mai pensare al proprio guadagno, presente o futuro. La fortuna ama coloro che sono fiduciosi e agiscono con rispetto e rettitudine verso le creature e con dedizione verso il divino. A tutti costoro è concesso ottenere ogni cosa necessitano e raggiungere gli obiettivi che hanno perseguito. Il decimo arcano è normalmente associato all'alternarsi delle vicende terrene. Richiama numericamente il Sole e i pianeti dell'orbita, quindi il posto dell'Io nell'ordine interiore. Esprime perciò un valore positivo e armonico, perchè predice la realizzazione dei desideri e la soluzione dei problemi grazie a un destino favorevole e sincronico. |
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L'Imperatore simboleggia la fondazione dell' ordine umano, materiale e civile, progettato per durare. La via spirituale dell'imperatore guerriero è la trasformazione: dalla nascita convulsa e incerta dell'Eroe, alla ricerca della battaglia, al sogno di vendicare o riparare la ferita della sua origine -lo strappo originario dalla radici che segnò l'esilio dal cielo - fino alla conquista dell'azione incondizionata e disinteressata, del sacrificio e della fede in un grande ideale. Dal guerriero, dalla sua energia elementare deve prodursi il più umile e sincero dei devoti, colui che ha molto sacrificato nella lotta, che ha abbandonato ogni ombra emotiva, ogni interesse meschino, ormai completamente riconquistato alla realtà. La sua strada non è costellata di guerre, deve invece rivolgersi a riconoscere i veri alleati, i maestri e i legami di fratellanza indistruttibile che riusciranno a sostenerlo in ogni peripezia. La battaglia è l'evento contingente e strumentale che deve condurre a riconoscere infine il fratello, ilmaestro e il divino tra coloro che si sono offerti compagni nella vita e nella battaglia. Con questi si deve fondare il regno terrestre, perchè sia luogo di pace e di evoluzione spirituale. Così Brahmananda canta la gloria di Rama, eroe del Ramayana di Valmiki: "Salute a Rama, che realizzò i voti di suo padre, che vagò nella foresta della penitenza, che mantenne saldo il suo arco. Nell'oracolo consiglia di agire con lucidità, senza ombre emotive, egoismo o meschinità. Per colui che agisce con questo spirito non si incontrano problemi economici o miseria, ogni sua intenzione è supportata dalla piena corrispondenza sul piano materiale. Carta che è segno di potere, determinazione, lavoro e conquista. Vita attiva, dedizione al lavoro o a una causa, lotta, benessere materiale, impegno, guadagno, ruolo di comando. |