Le istruzioni di Gorakhnath. 1

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Testi del Vedanta, dello Yoga e della tradizione Hindu.

Dal 2001 Visionaire.org è scritto, illustrato, pubblicato da Beatrice Polidori (Udai Nath)


La suprema Realtà è differente da entrambi: duale (dvaita) e non duale (advaita)

1 Alcune persone desiderano la non dualità, altri desiderano la dualità. Ma non troveranno la Realtà, che è sempre e ovunque la stessa, diversa dalla dualità e dalla non dualità.

2 Se il Dio (Shiva) a cui tutto va è immutabile, pieno, indiviso, allora oh! La maya, la grande illusione, le false nozioni di dualità e non dualità.

3 Si dice che il supremo Brahman sia libero dall'esistenza e dalla non esistenza, libero da distruzione e generazione, al di là di ogni concezione.

4 Coloro che conoscono la Realtà lo conoscono come infinito spazio, vera conoscenza e beatitudine, ignoto al ragionamento e all'esempio, al di là della mente, dell'intelletto e delle altre funzioni.


L'essenza indivisa di Shiva e Shakti

5 Shakti è inerente a Shiva, Shiva è inerente a Shakti. Si deve riconoscere che non c'è differenza tra essi, come tra la Luna e la sua luce.

6 Quindi Shiva senza Shakti non potrebbe fare nulla. Ma dacché è unito al suo potere (shakti), è causa di tutte le forme sensibili.

7 Dotato di infinita Shakti, Shiva perpetua il manifestarsi di tutte le forme, eppure rimane uno solo, senza secondo, nella sua propria forma.

8 Shiva (akula) [unicità] possiede Shakti (kula) [molteplicità] e Shakti desidera Shiva. Quindi il supremo Shiva (para Shiva) è di una sola natura, proprio come nel caso dell'acqua e di una bolla.

9 Shakti causa l'espansione, Shiva causa la contrazione. Colui che pratica l'unione (yoga) dei due diventerà un re degli yogi.

10 Quindi ciò che è visto come migliaia di poteri (Shakti) ha solo un luogo di convergenza, il nostro cuore, dal quale emergono tutte le forme e che è chiamato Shiva, detentore del supremo libero arbitrio.

11 Quando Shiva vivifica, conosce e crea tutto il cosmo (vishva), si dice che ha Shakti come proprio Sé (atman), e appare come cuore, utero, miele (madhu, cioè sangue) e carne.

 

La generazione dei corpi collettivi e individuali nella progressiva trasformazione di Shakti

12 Dal punto di vista del Reale (satya) non c'è creazione, né cosmo, né corpo individuale. Comunque, nell'interesse della limitata comprensione della gente comune, esporrò riguardo la creazione, in accordo con la Tradizione.

13 Quando non c'è nessun Creatore né causa, quando non c'è ancora distinzione tra Shakti e Shiva, allora il Non-Manifesto, il supremo Brahman, è conosciuto come il Senza Nome (anama).

14 Il corpo nasce dal supremo Shiva, progressivamente emerge attraverso i chakra-Shakti in queste cinque forme: Non Nata (nija), Infinita (apara, non avendo nulla oltre), Limitata (para), Sottile (sukshma) e Arrotolata (kundalini)

15 La creazione, conosciuta come la dea Kundalini, è duplice: da una parte ha una forma grossolana, che è il Sé interiore dell'essere incarnato.

16 Dall’altra parte è onnipervadente e sottile, ma anche senza distinzione tra cosa penetra e cosa è penetrato. Chiunque sia ingannato dalle opinioni, non conosce la differenza tra loro.


La Coscienza suprema

17 L'unica Coscienza è risplendente nella combinazione delle parti di ogni essere vivente. Lo splendore supremo di questa coscienza brilla in ogni Realtà. Questa coscienza si manifesta nel perpetuo movimento e nel desiderio di tutti gli stati dell'essere. Proprio così, questa coscienza beata partecipa di tutte le impressioni mentali.

18 Il Sé è davvero la radice di tutto. Nessuno ha bisogno di dimostrarlo. Chi sarebbe assetato immerso nel fiume Gange?

19 Qualsiasi cosa il conoscitore dello yoga veda con gli occhi, puro o impuro, quello è il Sé. Compreso questo, si ritira da ciò che vede.

20 Qualunque cosa il conoscitore dello yoga ascolti con le orecchie, piacevole o spiacevole, quello è il Sé. Compreso questo, si ritira da ciò che sente.

21 Dolce o amaro, qualunque cosa il conoscitore dello yoga assapori con la sua lingua, questo è il Sé. Compreso questo, si ritira da ciò che gusta.

22 Gradevole o sgradevole, qualunque cosa il conoscitore dello yoga odori con il suo naso, questo è il Sé. Compreso questo, si ritira da ciò che odora.

23 Duro o morbido, qualunque cosa il conoscitore dello yoga tocchi con la sua pelle, questo è il Sé. Compreso questo, si ritira da ciò che tocca.

Non c'è differenza tra il Sé incarnato (jivatman) e il Sé supremo (paramatman)

24 Dopo la riflessione, questi tre, il Sé, il Sé supremo e il Sé incarnato, si scoprono di un'origine comune. Questo afferma l'insegnamento.

25 Colui che chiede allo yogi questo insegnamento, la vera parola, la quale pone fine a tutte le coppie di opposti, egli allora conosce il Sé, il Signore (Ishvara).

La liberazione deriva dalla conoscenza del Sé

26 Lo yogi può raggiungere la libertà meditando sul Sé, che è onnipervadente, puro e simile al cielo, somigliante ai raggi del sole sull'acqua.

27 Attraverso l'esercizio ripetuto, lo yogi risveglia il potere di liberazione (kundalini), allora tutti i condizionamenti (upadhi) cessano e il suo vero Sé risplende.

28 Lo spazio puro (akasha) del Sé è più grande dello spazio supremo. Meditando sempre in questo modo, gli yogi conoscono la realtà.

29 Avendo meditato e compreso che questo splendore della natura di Brahma è la luce insuperabile di Shiva, lo yogi è liberato, così disse Goraksha.

Il segreto della sillaba OM

30 La luce suprema è OM, in questa hanno le loro radici gli dei della Luna (Candra), del Sole (Surya) e del Fuoco (Agni), dei mondi della Terra (Bhur), dell'Atmosfera (Bhuvas) e del Cielo (Svar)

31 La luce suprema è OM, in questa sono fondati il tempo (passato, presente, futuro), i tre Veda (Rig, Yajur, Sama), i tre mondi (Terra, Atmosfera, Paradiso), i tre fuochi (domestici o occidentali, orientali e meridionale) ed i tre accenti della pronuncia (breve, lungo, protratto).

32 La luce suprema è OM, in essa sono stabilite tutte le divinità, Brahma, Vishnu e Maheshvara (Shiva), e le condizioni di essere (sattva), passione (rajas) e oscurità (tamas).

33 La luce suprema è OM, da essa vengono le tre dee, Brahmi, Raudri e Vaishnavi, che sono azione, volontà e saggezza.

34 Colui che recita sempre il pranava (OM), che sia puro o impuro, non è macchiato dall'afflizione, proprio come una foglia di loto non è disturbata dall'acqua.

35 In solitudine, si assuma la posizione del Loto (padmasana), mantenendo il corpo e il collo in allineamento, tenendo fisso lo sguardo sulla punta del naso, quindi si reciti l’imperitura sillaba OM.

Il segreto del corpo

36 "La Goccia" (bindu) è la sorgente del corpo. I canali sia grossolani che sottili, i quali costituiscono il corpo dalla testa ai piedi, sono radicati nel bindu.

37 Bindu è doppio: bianco e rosso. Si dice che il bianco sia puro (sukra), mentre il rosso è noto come "grande impurità" (maha rajas, sangue mestruale).

38 Il bindu bianco è Shiva, il rosso è Shakti. Il primo è la Luna, il secondo è il Sole. Solo unendo i due, lo yogi, raggiunge lo stato supremo.

39 Il bianco è inerente alla Luna, il rosso è inerente al Sole. Chi sa che sono entrambi uguali è il conoscitore dello yoga.

40 Finché il bindu viene trattenuto nel corpo, come può esserci paura della morte? Spargere il bindu è morte, conservarlo nel corpo è vita.

41 Gli yogi che non conoscono il proprio corpo come una casa con un pilastro (la spina dorsale), nove porte (due occhi, orecchie e narici, la bocca e due organi di eliminazione) e cinque divinità (i sensi) non possono avere successo.

42 Gli yogi che non conoscono il proprio corpo con i suoi sei cakra, 16 sostegni, tre sigilli e cinque spazi non possono avere successo.

Vedere il cosmo nel corpo individuale

Lo yogi che riconosce il cosmo mobile e immobile come esistente nel proprio corpo, quello è il conoscitore del corpo.

43 In questo corpo c'è il monte Meru (la spina dorsale), insieme alle sette isole, così come fiumi, oceani, colline, terre e i guardiani delle terre.

44 I Saggi, i monaci, tutte le stelle e le costellazioni, i pianeti, i luoghi santi, i templi e le loro divinità.

45 La Luna (shashi, letteralmente, contenente una lepre) e il Sole (bhaskara, che fa luce) mentre ruotano, causano la creazione e la distruzione. Vi si trovano lo spazio, il vento (o aria), il fuoco, l'acqua e la terra.

46 Tutte le creature nei tre mondi si trovano nel corpo. Ordinati attorno al Meru, ciascuno è impegnato nella propria attività.

47 Chi sa tutto questo è uno yogi, su questo non c'è dubbio.

Il segreto del respiro

48 Con il suono “HA”, lo spirito (yati, il Sé) viene espulso dal corpo e con il suono “SA” ritorna di nuovo al corpo. Si dice che il Sé incarnato reciti continuamente il mantra “hamsa-hamsa” (letteralmente, cigno selvaggio).

49 Il Sé recita continuamente questo mantra [hamsa] 21.600 volte in un giorno e una notte.

50 Il Gayatri che è chiamato ajapa (non pronunciato) garantisce la liberazione agli yogi. Con la sola nozione di esso in mente, la persona è liberata dall'afflizione.

51 Conoscenza come questa, recitazione come questa, saggezza come questa, non era conosciuta in passato né sarà conosciuta in futuro.

L'esperienza diretta del supremo stato

52 In assenza della attività della mente, a che scopo parlare di un conoscitore della Realtà, del ragionamento e dell'inferenza e di altre pratiche?

53 Quindi, come può persino un guru di buona volontà parlare di quel stato? Ecco perché si dice che dobbiamo sperimentare direttamente lo stato supremo, con l'aiuto di Shiva.

La natura del samadhi

54 L'unione del Sé incarnato con il Sé supremo elimina tutte le espressioni della mente. Questo è chiamato Samadhi.

55 Il Samadhi è descritto come unità della mente e del Sé, proprio come l'acqua che fluisce nel mare diventa tutt'uno con esso.

56 Quando il Sé incarnato è dissolto e la mente assorbita, l'equilibrio risultante è chiamato Samadhi.

57 Tra i sensi (indriya), l'attività della mente ha il grado più alto. Una volta che il Sé incarnato è asceso, non ci sono né mente né sensi.

58 Quindi lo yogi, assorbito nel samadhi, non conosce né freddo né caldo, né tristezza né gioia, né onore né disonore.

59 Quindi lo yogi, dissolto nel samadhi, non può essere sopraffatto da mantra o da yantra, non può essere danneggiato da nessuna persona, non può essere tagliato da alcuna arma.

60 Attraverso i metodi dello yoga, lo yogi si dissolve nel supremo Brahman, che è senza supporto, senza inizio, senza forma e oltre l’illusione.

61 Quando il burro chiarificato viene versato nel burro chiarificato, rimane burro chiarificato, proprio come il latte versato nel latte, rimane latte. Così lo yogi fuso con la Realtà rimane se stesso.

Le sei membra dello yoga

62 Queste sono le sei parti dello yoga: postura (asana), ritenzione del prana (prana samrodha), ritiro dei sensi (pratyahara), concentrazione (dharana), meditazione (dhyana) e samadhi.

63 Con l'asana le malattie vengono allontanate; estendendo e trattenendo il respiro, la fonte di errore (pataka, ciò che ci fa cadere o affondare) è sradicata; col pratyahara la mente dello yogi è liberata dall'agitazione.

64 Dharana crea fermezza mentale, dhyana crea uno stato beato di coscienza. Nel samadhi, abbandonato il karma desiderabile e indesiderabile, lo yogi realizza il suo desiderio di liberazione (moksha).

65 Ci sono tante asana quante sono le specie viventi. Solo il Signore Supremo (Shiva) conosce tutte le loro varietà.

66 Di tutte le asana, due sono state le più elogiate: la prima è la posizione perfetta (siddhasana), la seconda è la posizione del loto (kamalasana).

67 In un luogo solitario, lo yogi dovrebbe sedere nella posizione del loto legata (baddha padmasana), salutare il suo guru e Shiva, con lo sguardo alla punta del naso, praticare il pranayama.

68 Lo yogi dovrebbe sollevare il soffio discendente (apana vayu) e unirlo soffio ascendente (prana). Quando questi respiri combinati sono guidati verso l'alto per mezzo dell'energia (shakti), lo yogi è liberato da tutte le afflizioni.

69 Il pranayama, il grande dovere dello yogi (dharma), concede la liberazione. Praticando il pranayama giorno e notte, si è liberati dalla rete delle afflizioni.

70 Con la pratica corretta, il pranayama rimuove tutte le malattie. La pratica impropria causa ogni malattia.

71 Espirare perfettamente. Inspirare perfettamente . Trattenere perfettamente. Solo così, lo yogi ottiene il successo.

72 Gli occhi e gli altri sensi vagano tra gli oggetti. Il loro ritiro dagli oggetti dei sensi è chiamato pratyahara.

73 Come una tartaruga si ritrae nel suo guscio, così lo yogi deve ritirare i propri sensi in se stesso.

74 Stabile nelle asana, esperto nel pranayama, compiuto il pratyahara, dovrebbe applicarsi al dharana.

75 Dharana è definito come mente ferma e concentrazione dei cinque elementi nel cuore, uno per uno.

76 Il pensiero dimora nel cuore dello yogi. Quando fissa tutti i suoi pensieri nella Realtà, questa è veramente chiamata meditazione.

77 Dhyana è duplice: con qualità e senza qualità. È saguna perché connotata per proprietà, è nirguna perché completa (o indivisa).

Le dieci proibizioni (yama) ed i dieci voti (niyama)

78 Non violenza, veridicità, non rubare, celibato, pazienza, costanza, compassione, rettitudine, alimentazione moderata e pulizia, sono i 10 yamas.

79 Austerità, contentarsi, fedeltà, generosità, rispetto verso il Signore, studio della dottrina, modestia, recitazione dei mantra e sacrificio sono i 10 niyama.

80 Golosità, affaticamento, pettegolezzo, bigottismo, bisogno della compagnia di altri e irrequietezza sono i sei elementi che distruggono lo yoga.

81 Entusiasmo, gioia, coraggio, conoscenza della Realtà, convinzione e indifferenza alla compagnia sono i sei [elementi] che portano al successo.

82 Colui che mangia cibo ricco di olio e dolce, e con gioia, ricordando il Signore (Shiva), esclude un quarto della porzione (cioè lascia un quarto dello stomaco vuoto), è chiamato un mangiatore moderato.

83 Lo yogi dovrebbe essere celibe e rinunciante e dovrebbe nutrirsi moderatamente. Così diventerà un adepto (siddha) entro un anno, di questo non c'è dubbio.

84 Colui che con conoscenza parla costantemente della sola Verità, non nata, eterna, imperitura, immutabile, costui è chiamato un "vero saggio" (satya vadi).

85 Colui che riconosce Shiva come puro, pacifico, senza forma, estremamente beato e infinito, costui è un "puro Shiva" (shuddha shaiva).

 

Testi, illustrazioni e traduzioni sono di Beatrice Polidori (Udai Nath). © Tutti i diritti riservati.

 

 

 

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